Nel 1939 i venti di guerra spiravano già sull’Europa. Cinque mesi dopo sarebbe scoppiato il Secondo Conflitto mondiale. Sulle rive del Verbano invece si sperava, con il Regio Decreto del 4 aprile 1939, di porre fine alla storica rivalità fra Intra e Pallanza con la loro fusione in un solo Comune: Verbania. I due centri erano separati non solo dal torrente San Bernardino, ma anche da una storia e cultura differenti. Intra era l’operosa città delle manifatture, la Manchester del Verbano, Pallanza era il centro amministrativo e la località di villeggiatura dai grand hotel liberty. Verbania nasceva con l’idea di unirle e di sfruttare i prati fra i due nuclei, dove pochi anni prima era sorta la fabbrica Rhodiatoce, per creare il centro direzionale che doveva essere il cuore della nuova città.
La guerra cancellò i sogni urbanistici e il boom del Dopoguerra vide un’espansione residenziale per dare risposta alle migliaia di persone immigrate sul lago in cerca di lavoro. Non nacque un nuovo centro cittadino, le due anime rimasero. Anzi, proseguirono a essere più di due, visto che nel Novecento a fondersi con Intra e Pallanza erano stati anche i Comuni di Arizzano Inferiore, Cavandone, Suna, Trobaso, Unchio e Zoverallo. La struttura policentrica è rimasta, e con essa il fascino di una città che ne contiene molte altre.
La storia dei borghi di Intra e Pallanza è molto antica. Ritrovamenti archeologici nelle zone collinari fanno supporre che quest'area fosse già abitata in epoca pre-romana da tribù di origine celtica e ulteriori reperti attestano la successiva presenza romana.
Risale poi al 999 la prima citazione di un castrum sull’Isolino di fronte alla riva di Pallanza; in questo periodo il borgo divenne un centro militare e sede giurisdizionale dei conti de Castello, feudatari di gran parte dell’Alto Novarese. Nel XIII sec. i Novaresi assalirono il borgo di Pallanza, distrussero i suoi castelli e, nel 1270, costruirono a Intra un borgo fortificato dedicato a Sant’Ambrogio. Nel XIV secolo le terre del Verbano passarono sotto la signoria dei Visconti di Milano e nel 1441 la Camera Ducale di Milano vendette alla famiglia Morigia parte dell’attuale territorio di Verbania; venticinque anni dopo anche il borgo di Intra e il territorio di Trobaso divennero feudo della potente famiglia Borromeo. Solo Pallanza rimase soggetta direttamente al governo centrale di Milano, assumendo il titolo di Borgo Regio.
Nel 1559, con la Pace di Cateau-Cambrésis, venne riconosciuta l’egemonia degli Asburgo
di Spagna sul Ducato di Milano e Pallanza ritornò a essere un importante centro politico del lago Maggiore. Poi la Pace di Utrecht, firmata nel 1713, decretò la fine della potenza spagnola sulla Penisola e il Ducato di Milano passò sotto il dominio degli Asburgo austriaci. Con il Trattato di Worms del 1743, la sponda occidentale del lago Maggiore fu ceduta dagli Austriaci ai Savoia.
Un forte impulso all’economia del territorio fu dato dalla costruzione della strada napoleonica del Sempione, inaugurata nel 1806. La strada, inizialmente costruita per fini militari, unì Milano a Domodossola e da lì con l’oltralpe, incrementò il passaggio di “viaggiatori” da e per l’Europa del Nord. Molti di questi forestieri, grazie alla mitezza del clima e all’affascinante paesaggio del Lago Maggiore, decisero di fermarsi e di eleggere questi luoghi a propria dimora. A partire dalla seconda metà dell’Ottocento, Pallanza divenne una delle principali località turistiche del nord Italia e un centro vivaistico per l’acclimatazione di piante esotiche provenienti da tutto il mondo.
Se Pallanza nell’Ottocento scoprì la sua vocazione turistica, che portò alla costruzione di ville e alberghi di lusso, Intra fu da sempre l’anima commerciale dell’intero lago Maggiore. Stretta tra due torrenti, sfruttò al meglio questa sua peculiarità geografica e fin dal Medioevo le acque dei torrenti San Bernardino e San Giovanni furono incanalate in una efficiente rete di rogge che andavano ad alimentare mulini, segherie e magli per la lavorazione del ferro e del rame. Nel primo decennio dell’Ottocento alcuni imprenditori svizzeri si trasferirono a Intra trasformando il borgo in un importantissimo centro per la filatura e tessitura del cotone. All’industria cotoniera si affiancarono quella meccanica, del vetro, della carta, del cappello e dei nastri.
Intra e Pallanza, due città confinanti ma con vocazioni diverse. Se Intra fu sempre all’avanguardia nelle tecniche di produzione e può vantare l’impianto della prima filatura meccanica di cotone d’Italia (1808), Pallanza fu tra le prime città ad avere l’illuminazione pubblica elettrica (1892) grazie alla prima centrale idroelettrica entrata in funzione nella Penisola. Si trova ancora a Cossogno, lungo il torrente San Bernardino.